I piatti che prendono forma sotto le sue mani sono gesti di verità: essenziali, intensi, mai compiaciuti. Ogni sapore ha un perché, ogni dettaglio racconta un legame.
Cucinare, per Vincenzo, è un atto di ascolto. È mettersi in discussione, è sostare nel dubbio, è credere nella bellezza delle cose imperfette.
La sua è una cucina che riflette e attraversa, che tiene insieme l’istinto e il pensiero, il selvatico e il domestico, il già vissuto e ciò che deve ancora accadere.